sabato 2 giugno 2007

Ma quanto grande è il rospo?



Nel primo articolo che ho pubblicato in questo Blog, ho scritto che la politica è lo specchio della società e soprattutto che mette alla prova la pazienza, la calma, la capacità di affrontare le situazioni difficili. Parlavo in generale, ma ora, purtroppo, mi tocca mettere in pratica queste virtù. Eccomi allora a riflettere sulle caratteristiche e le dimensioni del rospo che ci è toccato ingoiare. Naturalmente sul perché lo abbiamo dovuto ingoiare occorre ancora un po’ di tempo. Tornerò comunque a scriverne. Per ora vediamo quanto è grosso e come è fatto.

Lasciami dire prima di tutto una cosa. Basta con i sondaggi!!!
Quelli che giravano prima delle elezioni davano Faglia e Mariani in parità, alimentando il nostro ottimismo. Esattamente come successe prima delle elezioni nazionali del 2006. Evidentemente le elezioni politiche non sono più prevedibili attraverso i sondaggi, che spero tornino al loro vero compito, ovvero quello di capire le opinioni e le tendenze.
Voglio poi fare due premesse di metodo. Molti hanno ragionato sulle percentuali, ma queste spesso sono ingannevoli. E’ molto più efficace, secondo me, ragionare sui numeri reali. Inoltre, vista la mobilità dell’elettorato, i confronti vanno fatti principalmente con l’elezione precedente di tipo uniforme, quindi le comunali del 2002.

Per quanto riguarda le percentuali, faccio subito un esempio della loro ingannevolezza. A Monza ha votato più o meno lo stesso numero di elettori del 2002. Ma come? Tutti hanno letto di una percentuale di votanti a Monza cresciuta dal 70 al 73%. Ma pochi hanno notato che è diminuito il numero degli elettori, da 101.000 a 97.000 circa. Quindi 71.572 elettori nel 2002 erano pari al 70,42% mentre i 71.697 (solo 127 in più) sono pari al 73,57%. Un aspetto importante è che questo dato è in controtendenza rispetto a quello nazionale, dove il numero dei votanti è diminuito, in valori assoluti e percentuali. La cosa buona è che questa uniformità della cifra assoluta degli elettori del 2002 e del 2007 ci aiuta molto a confrontare i risultati.



Cominciamo con l’elezione diretta del sindaco. Michele Faglia passa da 24.136 a 29.237 voti. Più di 5.000 voti in più. Inoltre ottiene 5.245 voti in più rispetto alle liste che lo sostengono. Entrambi sono segnali di apprezzamento da parte dei cittadini. Marco Mariani sale dai 32.406 voti del suo predecessore (chi se lo ricorda? Ti aiuto: era Roberto Radice) ai 37.615. Anche qui circa 5.000 voti in più. Una curiosa simmetria. Ma una simmetria ben diversa da quella degli altri comuni del Nord, dove invece il centrosinistra ed i suoi candidati perdono fortemente voti. Questo risultato, tra l’altro in presenza di una buona affluenza alle urne mi fa pensare che esiste una anomalia monzese. Anche tenendo conto dei 1.650 voti dei Verdi del 2002, che sono molto probabilmente confluiti su Faglia nel 2007.
Non va poi scordata la profonda differenza tra il candidato del centrodestra di cinque anni fa, calato dall'alto, e Marco Mariani, già sindaco di Monza per due anni e che quando si candidò da solo con la Lega Nord nel 1997 dimostrò di avere un forte seguito personale in città. Nel 2007 ottiene 3.316 voti in più rispetto alle liste che lo sostengono: un buon risultato, inferiore a quello di Michele Faglia, ma molto superiore al suo predecessore Radice che ebbe solo 1.055 voti in più rispetto alle liste del centrodestra.
Da dove arrivano i voti in più per Faglia e Mariani? Ovviamente dagli altri candidati sindaci. Gian Pietro Mosca e Ambrogio Moccia si sono presentati sia nel 2002 che nel 2007 e passano dal considerevole totale di 9.438 voti a soli 2.606, liberandone ben 6.830, ai quali si aggiungono i 1.009 ottenuti nel 2002 da Ilona Staller. Sta qui, secondo me, un dato molto significativo. Il completo svuotamento delle liste civiche fuori dai due principali schieramenti, ed il fallimento della nuova lista di Giorgio Fustinoni indica la volontà degli elettori di semplificare il quadro politico. Si chiudono gli spazi per chi vuole restare fuori dai due grandi blocchi del centrosinistra e del centrodestra. E’ una tendenza alla semplificazione che vedremo evidente anche nel voto di lista. Purtroppo, questa tendenza mi sembra sia stata spinta da un forte vento di destra, indipendente dalle questioni locali, che ha portato buona parte di questi voti su Mariani. Ma non ne ha portato via a Faglia, che invece cresce.

Veniamo alle liste. E’ evidente il fallimento di tutte le piccole liste, sia del centrosinistra che nel centrodestra, che conferma la tendenza alla semplificazione di cui ho appena scritto. Perfino liste storiche e con buona visibilità nazionale come UDC e Rifondazione Comunista stentano. Per quanto riguarda le liste che ottengono consiglieri comunali, tutte perdono voti rispetto al 2002 (sì, tutte, anche Forza Italia, Alleanza Nazionale…) tranne la Lega, trainata dal candidato sindaco Mariani, ed ovviamente la Lista Faglia, che è alla sua prima prova elettorale. Questa Lista ha avuto ben 7.252 voti, ed ha raggiunto il terzo posto dopo Forza Italia ed Ulivo. E’ la grande novità di queste elezioni. La lista che perde più voti (di conseguenza, mi sembra…) è l’Ulivo per Faglia, che passa da 16.292 voti (DS + Margherita) a 12.513, ovvero 3.779 voti in meno. Facile pensare che la gran parte siano confluiti nella Lista Faglia, che però ne prende circa il doppio. Anche se Rifondazione Comunista perde circa 400 voti, mentre Verdi e Comunisti italiani (Uniti per Monza) crollano lasciando sul campo poco più di 1.500 voti, la lista Faglia contribuisce alla crescita del totale dei voti delle liste di centrosinistra, che complessivamente passano da 22.503 a 23.992 voti guadagnandone 1.489. Per gli aficionados delle percentuali, dal 35,9 al 38,9%. Al nord è un caso unico, che conferma l’anomalia monzese.

Insomma, se è vero che l’ottimismo della volontà ed i maledetti sondaggi ci avevano fatto sperare nel miracolo, il vero miracolo fu la vittoria del 2002, quando la destra non riuscì a vincere al primo turno per poco (bastavano 2.200 voti in più a Radice) e poi al ballottaggio il confronto diretto portò Michele Faglia a vincere.

Ora dobbiamo riflettere ed individuare i motivi, le tendenze, magari fare autocritica sulla conduzione della campagna elettorale e, perchè no, capire cosa poteva essere fatto meglio nei cinque anni di amministrazione Faglia. Penso però che un dato di partenza importante sia questo: nei cinque anni di lavoro dell’amministrazione Faglia abbiamo comunque seminato molto, ed abbiamo perso onorevolmente di fronte ad una vera e propria rotta del centrosinistra nel Nord dell’Italia. Cerchiamo di far crescere quello che abbiamo seminato.

A presto
Gimmi

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