lunedì 31 marzo 2008

Ricorso per il Parco


L'autodromo di Monza occupa una porzione rilevante del Parco Reale

Se oggi qualcuno se ne uscisse con la brillante idea di costruire un autodromo in un parco storico, che so, nel Circeo piuttosto che nell'Uccellina, penso che nessuno lo salverebbe da un coro di insulti.

Purtroppo non fu così negli anni venti del secolo scorso.
Il mito dell'automobile e della velocità, esaltati dal futurismo, l'esistenza di spazi verdi ancora sconfinati anche vicino alle grandi città, l'abbandono del Parco di Monza dopo l'uccisione di Umberto I, la dittatura fascista non ultima, tutti questi fattori hanno permesso lo scempio della costruzione di un autodromo nel Parco Reale di Monza.

Bene, oggi però ci si aspetta che la diffusa sensibilità ambientale spinga gli amministratori perlomeno ad affrontare, ed a cercare di diminuire l'impatto che questo autodromo porta al Parco. E non si può negare che qualche risultato sia stato raggiunto, negli ultimi venti anni, soprattutto grazie all'azione continua e tenace di tutti coloro che hanno a cuore il Parco Reale. Basti ricordare le forti proteste del 1994, quando di fronte alla minaccia del taglio di migliaia di alberi l'opinione pubblica locale e nazionale si mobilitarono, ottenendo significativi miglioramenti ed investimenti nel Parco.

Oggi invece siamo di fronte ad una amministrazione che vuole tornare indietro di un secolo.
Hanno avuto il coraggio di proporre e firmare una concessione alla società che gestisce l'autodromo (SIAS) della durata di 19 anni 19, ad un canone di locazione ridicolo, senza neanche chiedere che venissero portati a compimento gli impegni presi da SIAS con la concessione precedente, durata ben dieci anni.

Ed è proprio uno di questi impegni non attuati che costituisce uno dei principali punti di forza dei ricorsi che le associazioni ambientaliste (Italia Nostra, Legambiente, WWF e Comitato per il Parco) hanno appena presentato. Trovi il comunicato stampa qui.

Si tratta dell'abbattimento parziale delle vecchie sopraelevate, un ecomostro di cui ho ampiamente scritto qui.

La concessione, infatti, non tiene minimamente conto dei moltissimi impegni presi al riguardo, visto che il parziale abbattimento è previsto in numerosi documenti ufficiali, e soprattutto nel Piano Territoriale di Coordinamento del Parco della Valle del Lambro, al cui interno ricade interamente il Parco Reale di Monza.
La cosa ridicola è che la concessione non solo non chiede al concessionario di attuare il parziale abbattimento, già previsto nella concessione precedente. Chiede invece il loro restauro. Andando completamente in contrasto con lo strumento urbanistico di cui sopra.

Diversi altri sono i punti dolenti sui quali è stato presentato ricorso da parte delle associazioni ambientaliste. Ne scrive l'ottimo Franco Isman su Arengario.net.
Condivido con lui le conclusioni: questi ricorsi sono una azione di difesa, indispensabile. Ma se vogliamo che il Parco e la Villa Reale ritornino ad essere una grande risorsa ambientale, allora bisogna agire in positivo per il loro rilancio.

E raccogliere l'invocazione del Presidente del FAI di cui ho appena scritto.

Intanto pensiamo a vincere il ricorso, e tanto che ci siamo le elezioni ;-)
Gimmi

4 commenti:

Marco Lamperti ha detto...

Tra l'altro il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Regionale della Valle del Lambro è redatto dalla stessa regione, ovvero da Formigoni. Paradossale...

Anonimo ha detto...

Sono in parte d'accordo con l'abbattimento delle sopraelevate, ma non del tutto. Ti spiego.
Così come sono oggi non hanno alcun senso e, anzi, sono un pericolo. Ma abbatterle, a mio parere, farebbe più male che bene al parco.
Non sappiamo cosa si potrebbe trovare nella struttura delle curve. L'abbattimento dovrebbe tenere conto di eventuali sostanze tossiche presenti nella struttura.
E l'abbattimento stesso non sarà un'operazione indolore per il Parco e per le persone che lo vivono.
Penso che, nel bene o nel male, le sopraelevate rappresentino una parte della storia della nostra città. Piuttosto che un abbattimento, vedrei meglio un recupero delle stesse con l'istituzione di un museo dell'Autodromo e del Parco e la ristrutturazione delle curve a scopo di conservazione. Nascerebbe qualcosa di unico in Italia che rilancerebbe l'Autodromo e il suo Parco.

Giovanni Perego, detto Gimmi ha detto...

Marco, non sono sicuro che il PTC del Parco della Valle del Lambro sia stato realizzato dalla regione.
Il Parco VdL ha un suo Consiglio di amministrazione.

Quello che è certo è che con il Piano decennale di recupero del Parco, finanziato negli anni novanta dalla Regione, si confermò il parziale abbattimento delle Sopraelevate.

Gimmi

Giovanni Perego, detto Gimmi ha detto...

Caro Luca,

Ma il museo ci sta benissimo nella parte di Sopraelevate che tutti i progetti prevedono di mantenere. Del resto le sopraelevate sono enormi, quale struttura potrebbe mai occuparle tutte?

Molti non sanno che si è sempre previsto il mantenimento di una porzione delle curve, quella a Nord-Est.

Per quanto riguarda lo smaltimento sono d'accordo con te: massima attenzione. Del resto la cifra che SIAS aveva messo a bilancio per l'abbattimento e lo smaltimento mi risulta sia considerevole.

Gimmi