domenica 17 febbraio 2008

Autodromo: Giacomo Correale



Il progetto dell'architetto Canonica per il Parco di Monza, 1816.
Senza Autodromo, naturalmente...


Continua il dibattito sulla contesta concessione alla SIAS che gestisce l'autodromo nel Parco di Monza. L'appello del Comitato per il Parco ha avuto centinaia di adesioni, tanto che l'Amministrazione monzese ha ritenuto necessario di inviare una risposta via email a tutti gli aderenti.

Giacomo Correale ha ritenuto di commentare pubblicamente questa risposta, inviando una lettera a "Il Cittadino", che l'ha pubblicata giovedì 14 febbraio.

Volentieri, e con il permesso dell'Autore, pubblico la lettera qui di seguito.
Gimmi

Caro Direttore,

Il nostro Sindaco ha risposto con una lettera unica alle centinaia di lettere di protesta inviategli da cittadini molto preoccupati per le notizie sulla nuova convenzione con la Sias per l’Autodromo. Questa convenzione è infatti in aperto e radicale contrasto con gli orientamenti virtuosi che sembravano ormai acquisiti sulla difesa e il recupero del nostro Parco.
In sintesi, il Sindaco ci dice che “è intenzione di questa Amministrazione salvaguardare due dei fiori all’occhiello della città, valori inestimabili non solo per la nuova Provincia di Monza e Brianza ma per l’intero Paese: l’Autodromo e il Parco”.
Non è vero.
Se fosse vero ciò che il Sindaco afferma, l’Amministrazione avrebbe seguito le indicazioni di uomini di cultura, esperti di architettura del paesaggio, conoscitori della Villa e del Parco, che in numerosi convegni, studi, piani e progetti hanno indicato come possibile e doveroso il recupero del progetto unico e lungimirante realizzato da Luigi Canonica duecento anni fa, pur in presenza dell’Autodromo.
Se fosse vero, non si sarebbe cancellato dal PGT recentemente approvato, come ha fatto questa Amministrazione, la parte relativa al Parco, che riprendeva puntualmente le proposte del progetto Benevolo, presentato dallo stesso attuale Sindaco nel suo precedente incarico. Quel progetto prevedeva la completa eliminazione dell’ecomostro della pista di alta velocità, sbagliato dal punto di vista ingegneristico e devastante per l’architettura e la natura del Parco, pur conservando l’autodromo con la sua storica pista dove si svolgono le gare di F1.
Se fosse vero, si sarebbe dovuto ribadire nella nuova convenzione con la Sias ciò che si era convenuto con la precedente convenzione, e cioè l’impegno alla demolizione non solo delle curve sopraelevate, ma di tutto l’ecomostro della pista di alta velocità, inutilmente devastante e che non ha nulla a che fare con l’Autodromo e con le gare che vi si svolgono, a partire da quelle di F1.
Se fosse vero, non dovremmo sentir parlare ingannevolmente di corsi di guida sicura, in realtà corsi di guida per rallye, o di altrettanto fumosi e allarmanti progetti di ricerche su carburanti e materiali, progetti adatti ad ambienti diversi dal Parco perché forieri di inquinamento acustico e atmosferico e di ulteriori cementificazioni;
Se fosse vero, dovremmo aspettarci che nel prossimo rinnovo della convenzione con il Golf Milano (Milano è il vampiro che aleggia sempre sul Parco), si prevedesse a tempo debito una dismissione di questo impianto, che ha inferto terribili sciabolate sulla struttura e sulla natura del Parco (ben visibili nella immagine satellitare), che costituisce un “fuori luogo” rispetto al disegno del Canonica, e la cui riforestazione consentirebbe nello stesso tempo di ripristinare l’antico disegno e di contribuire sostanzialmente all’abbattimento della CO2. E nel breve termine, ci si dovrebbe aspettare che la convenzione prevedesse la restituzione al Parco di una parte consistente della vasta area occupata inutilmente dal golf.
Se fosse vero, non dovremmo sentir parlare del Parco da parte del Sindaco e dell’assessore ad esso preposto, come di un semplice “polmone verde”, come un verde urbano assimilabile a qualsiasi più o meno anonimo giardino cittadino da arredare con campi giochi di plastica o gonfiabili, da occupare con campetti da calcio, da concedere al miglior offerente senza alcuna consapevolezza del valore del monumento.
Se fosse vero, non dovremmo temere che l’auspicata Fondazione, che dovrebbe avere come missione sovraordinata il recupero integrale e la gestione unitaria di Villa e Parco, abbia come obiettivo principale la “messa a reddito” del monumento, trasformando il Parco in un patchwork, ossia in uno spezzatino di concessioni molto vicine alla cessione definitiva di proprietà.

In realtà, al di là delle parole, nella mente del Sindaco c’è un solo fiore all’occhiello, l’autodromo, e un fiore calpestato, il Parco.

Più in generale sotto i piedi ci sono gli interessi della città rispetto all’ingordigia di certi interessi privati, che sono in totale contrasto con i primi.

Giacomo Correale Santacroce

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